venerdì 20 luglio 2012

Lettera mai spedita.

Questa lettera risale al 27-09-2011... direi che è arrivato il momento di pubblicarla!




Sai quel tavolino che sta al bar di termini? Quello da cui si possono vedere bene i tabelloni e la gente sotto che li studia sbuffando?... oggi ci sono passata davanti. Era occupato, è sempre occupato ultimamente. Ed è strano perché quando ci andavamo noi due era libero; quando mi sedevo stanca, a bere in fretta il mio caffè.
Tu odi il caffè.
Ma me lo hai detto solo dopo averlo bevuto. L'ho trovato tenero, lo sai?
Io credo che tu sia così, nonostante tutto, così involontariamente dolce.
Ma tornando al tavolino, si, quello rosso, un po' traballante e quasi sempre sporco.
Mi hai stretto le mani su quel tavolino da caffè, diverse volte, con delicatezza, come si stringono le trecce ad una bambina il primo giorno d'asilo. Ed è difficile dimenticarselo.
Ed è difficile dimenticare che mi guardavi.
Non come mi guardavi, ma che mi guardavi e basta.
Mi accarezzavi il dorso della mano con il pollice e mi guardavi.
Bere il caffè.
Tu odi il caffè.
Però lo facevi, non credo per fingere, per convenienza o per noia ma perché sei involontariamente dolce e questo ti ha portato a creare le situazioni sbagliate. E tutto è stato così affrettato.
Ma non ho sofferto, non ti preoccupare.
Non puoi aver finto in quel momento, così semplicemente armonico e calmo, perché mi hai visto per pochi istanti senza veli, per come sono e non sei scappato a gambe levate. Una persona con un doppio fine si sarebbe detta "ma chi me lo fa fare?" E si sarebbe messa in fuga prima, molto prima di prendere quel maledetto caffè, su quel maledetto tavolino, in quella maledetta stazione.
Insomma, mi hai vista no?
Beh, quel che ti manca te lo svelo io: sono una che odia la panna nei dolci, sono una che non sa come iniziare i discorsi ma poi quando torna a casa ha già scritto in testa il monologo che non è riuscita a dire.
Sono una che perdona ma non dimentica, posso scordare un nome, un luogo, una data ma non un'azione.
Non so recitare, zero, nessuno mi ingaggia mai per gli scherzi d'aprile, io sono la vittima di ogni scherzo d'aprile.
Non sopporto i sandali e i luoghi comuni, odio i medici e i programmi di cucina.
Sono precisa ed ossessiva ma la mia stanza è un caos.
Credo in Dio, ma non nelle religioni.
Credo nell'oroscopo ma non nel futuro.
Credo che l'amore abbia una data di scadenza.
Sono convinta che il Wi-Fi faccia venire il cancro e lo spengo ogni sera.
Sono una contraddizione vivente ed è meglio terminare qui questa lista.
Ecco. Vedi. Hai fatto bene ad andartene alla fine, anche io lo avrei fatto con me stessa.
Ma a te andava bene così, no? Lo apprezzo. Alla fine. Sono costretta a parlare al passato ma lo apprezzo tutt'oggi. Ecco un altro mio difetto: mi perdo nei discorsi... volevo parlarti della mia breve visita al "nostro" tavolino e invece mi ritrovo a blaterare stronzate sulla panna nei dolci.


Sai in cos'altro credo? Me ne sono resa conto oggi. Si, proprio oggi, dopo aver visto un signore con gli occhi infossati dall'età occupare la tua sedia...
Credo che per quanto cerchiamo di migliorarci i nostri caratteri saranno sempre come le mine delle matite: più le temperi e le smussi e più si appuntiscono e più fanno male... e non fanno male a noi, ma a gli altri.
Ed è per questo che guardando il fatidico tavolino non mi sono né rattristata né arrabbiata... ho sorriso.
Ho sorriso delle tue battute infantili, delle telefonate alle due del mattino, dei tuoi pizzicotti sulle braccia. Di quella volta che mi hai fischiato dentro le orecchie per non farmi pagare il pranzo.
Ho sorriso del piccolo livido che mi hai lasciato sulla coscia destra e di quello che non si poteva vedere perché non era sulla pelle, ma dentro la pelle. In alto, più su del cuore e dello stomaco. Quel livido me lo hai lasciato nella testa, marcato a forza sul mio orgoglio. Ma non sul cuore.
Eppure ne ho sorriso.
Io ho sorriso del tuo stupido sorriso e senza rammarico e voglio che tu lo capisca bene.
Non ho nulla di cui rammaricarmi né pentirmi né farti sentire in colpa. 
Non è stato nulla, non ci pensare.
Io non lo faccio più da mesi.
E perdonami se davanti a quel tavolino ci dovevo passare per forza.
Saremo amici? Non lo so, ma non pensare che io sia una pazza rancorosa pronta a versare benzina sul fuoco... 
Io non ho più nulla da bruciare. 



_Daichi Chou_

Nessun commento:

Posta un commento