Allevio l'anima e la mancanza con lunghe poesie.
Poso le armi, bevo caffè.
Ti penso in spazi vuoti, in transizioni temporali.
Ignoro la tua assenza.
Le passeggiate serali sono lo sfondo di immagini nascoste,
di te che mi tocchi i seni, mi respiri sul collo, mi tiri i capelli, mi assaggi con violenza.
Luoghi fugaci delle mie fantasie lontane.
Apro un libro e bevo caffè.
Dipingo futuri con la mia penna e scrivo per te.
_Daichi Chou_
ogni testo, di qualsiasi natura esso sia, è assolutamente originale a meno che non vi sia indicato l'autore citato, ciò vuol dire che è protetto dai diritti d'autore e non può essere rubato, grazie.
martedì 21 ottobre 2014
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sabato 13 settembre 2014
Aprire la porta e trovarti dentro, dove dovresti essere: nel mio mondo.
Passeggiare le ore, tenersi per mano.
Non nascondere nulla, mostrasi al mondo.
Avere la libertà di chiamarti ogni ora, sentire la tua voce.
Non provare più vergogna né dolore. Non guardarti indietro, non rimpiangere.
Credere che anche le anime affini, che si sfiorano appena e poi si separano, che si desiderano e poi si perdono, alla fine trovano la strada.
E io torno da te.
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giovedì 5 giugno 2014
L'importanza delle mani
In quel giorno di calma, persi tra i colori delle persone ed i profumi, avrei voluto prendere la tua mano.
Avremmo potuto passeggiare fianco a fianco fra i banchi, in silenzio, fra i chioschi del pesce e di frutti speziati.
Avremmo aperto uno spazio sulla strada, colma di spettatori.
Tutti frenetici, ammassati, rumorosi. Tutti in attesa di vedere qualcosa di straordinario.
E saremmo stati noi il loro spettacolo?
Ma io non lo feci, non ti presi la mano.
Ti lasciai proseguire. Camminasti fino alla stazione. Io ti sorridevo e tu mi sorridevi.
E alla fine, guardandoti indietro fino all'ultimo momento, tu prendesti il treno. E io ti sorridevo.
Avrei potuto stringerti e quel treno, la città, il mare non ci avrebbero più separato.
Ci saremmo cullati l'uno nel palmo della mano dell'altro fino alla fine del mercato.
Avremmo potuto passeggiare fianco a fianco fra i banchi, in silenzio, fra i chioschi del pesce e di frutti speziati.
Avremmo aperto uno spazio sulla strada, colma di spettatori.
Tutti frenetici, ammassati, rumorosi. Tutti in attesa di vedere qualcosa di straordinario.
E saremmo stati noi il loro spettacolo?
Ma io non lo feci, non ti presi la mano.
Ti lasciai proseguire. Camminasti fino alla stazione. Io ti sorridevo e tu mi sorridevi.
E alla fine, guardandoti indietro fino all'ultimo momento, tu prendesti il treno. E io ti sorridevo.
Avrei potuto stringerti e quel treno, la città, il mare non ci avrebbero più separato.
Ci saremmo cullati l'uno nel palmo della mano dell'altro fino alla fine del mercato.
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